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La forza delle parole e dell’arte

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A cura della redazione

Abbiamo avuto modo di visitare la galleria d’arte contemporanea Après-coup Arte a Milano che ospitava la personale della pittrice milanese Katia Dilella, “Dialoghi”. Alcune delle opere esposte sono dedicate alla scrittura. Katia Dilella disegna con le parole, parole minuscole, sciami di lettere di diverse tonalità grigie in un gioco di equilibri tra pieni e vuoti.

Messaggi impercettibili volano nello spazio del quadro senza voler essere letti. Poesie che si muovono nell’aria per poi inabissarsi nell’ombra. Poesia visiva comunque che ti regala molte emozioni.

Nella presentazione della mostra si dice:

“l’occhio percepisce a distanza lo spazio vuoto ma, a uno sguardo più ravvicinato, l’osservatore si ritrova stupito e impegnato a scrutare un microcosmo di particolari dalle dimensioni infinitesimali. Macchie di parole si espandono, evaporano in migliaia di lettere che è possibile percepire soltanto quando ci si avvicina sensibilmente alle tele. La tecnica si fa naturale portatrice di un messaggio: ricordare a ognuno di noi di scavare oltre la superficie di un’opera d’arte, per darne una lettura su tutti i piani, completa e profonda”.

Una bella suggestione che ci rimanda ad altri pensieri e riflessioni: guardare oltre quello che appare ad uno sguardo frettoloso e non attento, al di là della superficie, e quindi al di là di ogni apparenza che a volte nasconde realtà nascoste. Dare una lettura più profonda della realtà con tutte le sue sfaccettature, sapendo guardare oltre gli schemi, le classificazioni a cui ci abituano giorno per giorno senza che ne abbiamo più coscienza.
Il linguaggio creativo rende possibile la nascita di quel pensiero non convenzionale, che sia cioè peculiare di ogni persona nella sua individualità e unicità, rendendo possibili occasioni  di crescita e di apprendimento continuo di fronte a situazioni nuove. La creatività può aprire canali o ponti là dove c’erano chiusure e confini, mettere a contatto ed in dialogo mondi prima separati.

E per parlare sempre di arte, il tema di Paratissima, un evento-vetrina di opere d’arte e creazioni dedicata ad artisti che desiderano promuovere la loro produzione, era a Torino la Diversità: “quella rispetto a se stessi e agli altri, rispetto ai canoni alle norme e agli schemi” e a Napoli la RevoluSHOW: la rassegna infatti ha tratto ispirazione dal cinquantenario dei movimenti rivoluzionari del ’68.
Due temi fortemente intrecciati e che hanno dato avvio alle iniziative intraprese dalla nostra Associazione. I fondatori della nostra Associazione hanno, infatti, partecipato molto attivamente alle lotte del ’68, in particolare a tutto quel movimento che ha fatto capo a Basaglia contro l’istituzionalizzazione e per l’integrazione di ogni tipo di diversità nella società.
Da quel momento ci si è adoperati, con azioni concrete e campagne di comunicazione, per far fronte allo stigma, al pregiudizio e all’esclusione sociale che ancora oggi condizionano la vita di molte persone che soffrono di disturbi mentali o sono portatori di handicap e si è iniziato un percorso assolutamente nuovo la cui parola d’ordine era: prendersi cura, creando le condizioni perché ogni individuo possa condurre la propria vita in contesti sociali normali.

Le parole, dunque, che in quegli anni sono state rivisitate, per uscire da quelle catene semantiche che hanno dato forma e realtà allo stigma, al pregiudizio, che ci impedivano di guardare oltre quello che ci volevano far vedere. Parole ingabbiate, che ingabbiavano. Parole che costruivano muri e limiti oltre i quali non era concesso andare. Parole, quindi, inchiodate a un unico significato, al servizio di un sistema codificato e rigido che genera segregazione ed emarginazione. E quando le parole vengono inchiodate a un unico significato, ripiegano le loro ali e muoiono.

A Napoli, abbiamo detto agli artisti presenti che nel ’68 si sono rotte quelle catene, si sono spezzati quei vincoli che la tradizione imponeva. Si sono rotte le gabbie, le parole si sono liberate alla ricerca di nuovi sensi e significati per guardare da fuori, di lato, aggirando l’angolo di prospettiva, la linea d’ombra, il cono visivo e guardando al di là dei limiti delle vecchie strutture logiche con cui ci avevano abituati a pensare, parlare e vivere. Quasi un gioco che confonde e spariglia lettere e parole, inventa nuovi mondi, formula nuove ipotesi, parole che diventano zattere per transitare, per uscire dalla lingua in cui si è immersi, per trascendere l’orizzonte di mondo (che è poi sempre un orizzonte linguistico) in cui si è avviluppati.

Parole quindi che riprendono il cammino, che esplorano, che osservano, che cambiano orizzonte, parole che liberano e accompagnano, che rifiutano la generalizzazione per incontrare l’individuo, il soggetto e camminare con lui sapendo.
E le parole liberate hanno aperto le porte delle prigioni in cui erano rinchiusi quelli che venivano definiti matti o handicappati. Le porte dei manicomi, quelle degli istituti si sono aperte, ma non sempre lo hanno fatto le nostre menti.

Per questo in questa occasione abbiamo portato il nostro appello “Oltre i limiti dell’handicap , abbiamo chiesto loro di aderire e di preparare con noi una MostrAstAchting: Fuori l’autore.
Una mostra in cui non ci sia nè premi. Il premio per noi stessi e per gli altri, è partecipare conoscerci. Le opere di tutti coloro che vorranno partecipare saranno esposte al pubblico senza recare la firma né alcuna indicazione sull’Autore. Esse parleranno da sole agli occhi ed al cuore di chi ne godrà. Il loro sarà Valore per sé stesso.

Vi potranno essere opere di “famosi”, di “dilettanti”, di abili come di “dis-abili”, e si fonderanno armonicamente in insiemi di colori e forme e non ci racconteranno di normalità o di handicap, ma solo di spiriti belli spinti verso lo stesso arcobaleno. Chi sceglierà saprà solo dopo il nome del loro autore e, probabilmente, avrà delle sorprese.

Con gli artisti presenti abbiamo avuto uno scambio proficuo ed interessante,  con sviluppi futuri? Vedremo.

Intanto riprendiamo l’appello di Katia Dilella: “scavare oltre la superficie di un’opera d’arte, per darne una lettura su tutti i piani, completa e profonda”.
Abituiamoci ad una lettura, su tutti i piani, completa e profonda, scaviamo oltre la superficie nell’arte e nella vita.

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