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Cara professoressa, mi aiuti


A cura di Costanza Saccoccio

Volentieri pubblichiamo questa testimonianza che più di molti discorsi teorici ci aiutano a riflettere sulla scuola e sui problemi che la attraversano.

Cara maestra,

non mi piaccio, non mi piace nulla di me, forse solo gli occhi quando ridono, ma non ridono quasi mai. Non mi piaccio perché sono piccola di statura, ho i capelli dritti come spaghetti, per raddrizzare i denti ho dovuto mettere l’apparecchio, per fortuna non ho bisogno di occhiali, non avrei potuto sopportarli. Sono magra come un manico di scopa e per questo i miei compagni mi prendono in giro, facendo finta di non vedermi quando sono vicino a loro: “Avete visto Elena?” dicono spesso. “Chi il fantasma?” dice l’altro. “No, non l’abbiamo vista, ma quella è invisibile!”.

Mi dicono anche che sono trasparente come una ragnatela e mi chiamano “ragna”. Anche a nuoto mi prendono in giro soprattutto le ragazze. “Ehi, Elena, ma cosa vuoi fare? il remo?” Io ci rimango male e a casa qualche volta piango. Vorrei parlarne con mia mamma, ma lei su queste cose non mi ha mai voluto ascoltare. Dice che non devo prendermela, che devo avere pazienza.

Ma io sto male e a volte vorrei restare a casa per non dover incontrare i miei compagni. Solo con una ragazza ho fatto amicizia e anche lei è presa in giro perché sta con me, così capita che anche lei spesso si allontani. A scuola non vado molto bene. I miei mi hanno voluto mandare a ripetizione, io avrei preferito fare i compiti con mio papà, che è bravo in matematica, ma lui non ha mai tempo per seguirmi. Neanche mia mamma mi può seguire perché lavora e poi deve badare ai miei fratelli.

Sono sempre triste e arrabbiata e se qualcuno mi viene vicino, io adesso scappo perché penso sempre di non esser simpatica a nessuno. Cara professoressa, cosa posso fare? Come dire ai miei compagni che mi fanno del male? che non ho più voglia di venire a scuola, che anche io ho bisogno di amici? Mi aiuti.

Lettera di Elena alla sua professoressa di scuola media.