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Sii paziente verso tutto ciò che…

di Emilia de Rienzo

Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore e…
cerca di amare le domande, che sono simili a
stanze chiuse a chiave e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte che possono esserti date
poiché non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano
giorno in cui avrai la risposta.
Rainer Maria Rilke

Ci vuole pazienza per attraversare la vita. Ci vuole pazienza e tempo per comprenderne il senso. Le domande si susseguono giorno dopo giorno, una dopo l’altra. Dimorano dentro di te come spazi sempre più grandi, sempre più aperti verso un orizzonte sconosciuto.
Ci vuole pazienza di fronte al dolore inaspettato, quello che bussa alla tua porta e tu non vorresti fare entrare. Lo devi ospitare dentro di te e devi lasciare che trovi riposo nel tuo cuore.
Sarà lui a farti penetrare nei luoghi più segreti della vita, a insegnarti che lo devi accettare. Solo lui ti darà la forza di dire no all’ingiustizia. Solo lui ti aiuterà a comprendere la sofferenza degli altri, a provare la compassione, a permettere che la domanda ti abiti per sempre, ad avere rispetto.
La pazienza ti mette in pausa, prima di soffocarti con certezze fasulle che ti imprigionano nel già detto, che ti inchiodano a giudizi facili e liquidatori. La pazienza ti aiuta ad affrontare la vita così com’è, ad accettare il rischio e la fatica che costruisce giorno per giorno, ora dopo ora.
Non rispondere a chi oppone verità preconfezionate, vuole solo contrapporsi con una ragione di comodo, quella confezionata come una abito stretto che ti imprigiona e crea gabbie alla tua mente. Opponi il tuo silenzio che è esso stesso domanda.

Non ci sono risposte a certe domande. Potrai solo metterti in cammino e cercare, cercare ogni giorno quello che ti sembrerà più vero, ma che non sarà ancora la verità.
Lascia che la domanda ti apra sempre di più, ti faccia dubitare anche di te stesso, perché chi vuole regalarti risposte ti sta preparando ad allontanarti dalla tua umanità. Attraverso la domanda puoi guardare “oltre”. Mettiti in viaggio.

Questo articolo ha 3 commenti.

  1. lorena samaritani

    Ho 43 anni. Sono passati in un soffio e capita che non me lo ricordi, ma ci sono e c’è, soprattutto, l’esperienza che portano con sé. Io, ad oggi, riesco ad entrare in sintonia quando voglio e quando ‘devo’, per lavoro per es., con relativa facilità.
    Con voi, con il vostro gruppo, con Ars Diapason, non è stato altrettanto ‘scontato’.
    All’inizio non riuscivo a capire perché. Vi trovavo molto più ostici di persone meno dichiaratamente intenzionate ad avvicinare ed avvicinarsi. Più dure, meno morbide, di quanto mi sarei aspettata. Non capivo, qualcosa non mi tornava, non trovavo la porticina da cui ‘entrare’ o non completamente. Ero dentro, ma percepivo la distanza.

    Ora lo so. Per voi si gioca tutto su un piano di realtà. Non la realtà che siamo abituati, tutti noi adulti, ad affrontare, quella a volte dura, a tratti respingente, sempre faticosa, quella del quotidiano con cui fare i conti, quella materiale.

    Parlo di una realtà affettiva. Se si è insieme lo si può essere per un sacco di motivi e molti contingenti. Ars Diapason è anche, anzi soprattutto, un’associazione che lavora, in campo sociale, ma lavora. Troppo spesso ‘il sociale’ viene percepito come un campo per il volontariato, il tempo libero, mentre sarebbe , è, uno dei territori in cui chi si impegna di più, si mettono in gioco più energie che mai… ma questo è un altro discorso. Quando c’è da lavorare, da svegliarsi presto, da fare tardi, da agire, voi ci siete sempre. Un lavoro da fare lo si fa insieme, un progetto da concludere lo si finisce insieme , ma poi, in modo parallelo, disegnate un ‘modello’ in cui si è insieme di cuore ed è qui che, apparentemente in modo contraddittorio, vi chiudete. Qui io mi perdevo, non capivo.
    Tra me e me pensavo : “ Possibile che siano così includenti e così respingenti allo stesso tempo?”. La parte ‘di cuore’ ad un’analisi superficiale, come era la mia, avrebbe dovuto essere la più facile. A parole le persone spesso ti accolgono. Due scambi, due battute, due risate e via: amici! Per non parlare delle amicizie ‘virtuali’ (altro discorso lunghissimo e che ormai ben conosciamo) che viaggiano alla velocità di un clic.

    Un aneddoto spiega, credo, più di mille parole.
    La prima vera volta che mi sono sentita ‘respinta’ dalla dott.ssa De Leo ( che pure è colei che mi ha accolto in associazione, nonchè la vera ed insostituibile anima trainante) è stata quando ho detto che io entro in contatto facilmente con le persone perché sono ‘empatica’. Mi ha guardato severamente e mi ha detto di usare di più il dizionario della lingua italiana (che io pratico da sempre, quindi ancor più punta nel vivo mi sentii), di non usare le parole a caso e, soprattutto, di riflettere a ragion veduta sul mio modo di pormi verso ‘l’altro’.
    Empatia : In psicologia, la capacità di porsi in maniera immediata nello stato d’animo o nella situazione di un’altra persona, con nessuna o scarsa partecipazione emotiva.
    Ma io non parlavo di sedute con dei pazienti, anche perché non sono una psicologa .
    Parlavo del mio modo di pormi verso gli altri in genere e pensavo anche, sbagliando, fosse un modo particolarmente sincero.
    Tutto ciò per dire, per dirvi, che sono contenta che mi abbiate accolto e che oggi mi sento accolta su un piano di realtà anche a livello affettivo. Perché ho capito e sto imparando che anche a livello affettivo non è tutto scontato; anche a livello ‘di cuore’ bisogna lavorare: per conoscersi, per accettarsi, per rispettarsi nelle differenze e poi, solo dopo, si può dire di volersi bene, cioè di volere l’uno il bene dell’altro.
    Vi voglio bene!
    Lorena

  2. emilia

    Cara Lorena,
    il tuo commento mi ha commosso, nel senso etimologico della parola. Hai smosso qualcosa dentro di me che crea comunione. Quando si pensa “insieme”, si è in sintonia, quando un pensiero suscita il pensiero di un’altra persona è una delle cose più belle che possano capitare, almeno per me. E quando il pensiero si lega al sentire, allora davvero inizia un cammino. E il cammino non è mai facile, ma è sempre ricco anche quando doloroso.
    Ti ringrazio davvero per quello che mi hai lasciato, qui, in questo luogo che adesso sì, sento comincia ad appartenere a un gruppo che ha intrapreso una strada.
    Un abbraccio, Emilia

  3. lorena samaritani

    Che bello questo articolo!
    Rilke è da sempre, fin dai tempi del liceo, uno dei miei poeti preferiti . Quando mi sentivo sommersa , adolescente, dai sentimenti, il suo monito mi accompagnava: “ Resisti, nessun sentimento è per sempre”.
    Mi affascina e mi respinge questa strofa da molti anni. Il sentimento in generale, i miei sentimenti in particolare, sono sempre stati per me da indagare, osservare e, va da sé, da vivere, ma li ho anche dovuti inesorabilmente ‘combattere’, a volte, per non farmene travolgere. Credo sia così per molti, se non per tutti noi fragili esseri umani.
    Il pensiero , la razionalità certo, ma il sentimento ha un fascino, una potenza! E’ in grado, da solo, di trasportarti laddove la ragione, da sola, non aveva neanche immaginato di poter arrivare. Allo stesso tempo se non impari a comprenderlo, con gli anni, l’esperienza, se non lo decodifichi, se non riesci a dominarlo quando necessario, ti può schiacciare come nessun macigno reale può fare. Il sentimento e le passioni con esso non fanno domande, hanno solo certezze. Esistono! E la loro stessa esistenza li giustifica di per sè.
    E’ qui che , per una inguaribile romantica e una passionale cresciuta abbastanza da non farlo quasi più notare o, spesso, da non ricordarlo, giunge l’importanza delle splendide righe che ho appena letto e che, forse a sproposito, mi sono sentita di commentare.
    Coltivare il dubbio e porsi delle domande è alla base del vivere in equilibrio con gli altri, ma anche ( e questo spesso, credo, tendiamo a sottovalutarlo)con se stessi. Fin qui è abbastanza banale o dovrebbe esserlo. Molto meno scontato è imparare a non aspettarsi le risposte a tutti i costi, almeno non immediate, scontate, taglienti e dirimenti, forzate, necessarie. Rispondere, rispondere sempre a se stessi e agli altri; parlare, interrogare, chiedersi, aspettarsi e aspettare sempre un riscontro. Spesso lo vogliamo netto: ‘dimmi sì o no’, schierati, fammi capire chi sei, dove vai, cosa stai pensando, scegli… da che parte stare: “identificati”.
    E se invece rileggessi quelle righe? E se provassi a dare il giusto peso e significato a quella parola ripetuta, sussurrata tra le righe?
    Una suggestione: pazienza! Un aiuto : silenzio!
    Difficili per me da imparare. Le parole e il concetto che sta alla loro base. La vita scorre veloce , non ti aspetta, hai l’illusione che rispondendo subito, piuttosto con un ‘no’, ma rispondendo, la domanda dopo farà meno male , ti possiede l’illusione che a più domande rispondi, più sarai ferrato, più sarai forte . E se , invece, fosse proprio come dice l’ultimo capoverso di questo splendido articolo?
    E se ?
    Lorena

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