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Le ragioni di un Inizio (1)

di Germana De Leo

L’associazione ARS Diapason è nata a Torino nel 1991 per decisione di un gruppo di professionisti (psichiatri, psicoterapeuti, pedagogisti, assistenti sociali) che approda da una lunga e fattiva esperienza maturata nei Servizi di Territorio. Matrice comune del gruppo era la formazione psicodinamica clinica derivata dagli insegnamenti della prof.ssa Marcella Balconi, che tra i primi in Italia tradusse i lineamenti concettuali e sperimentali della psicoanalisi freudiana in metodologie operative, derivate dal rapporto 1/1 analista paziente, rendendole applicabili nel contesto della realtà vissuta, nel rapporto uno-tanti, e fondatrice dei primi servizi consultoriali per la cura e la prevenzione all’infanzia (Novara 1945).

Dagli anni 70 nella pedopsichiatria, fondata sul bagaglio scientifico e teorico derivante dalla concezione freudiana della cura, dello sviluppo e del funzionamento psichico e mentale, si è esteso e perseguito il concetto di presa in carico non del singolo soggetto, ma della dimensione problematica che il soggetto rappresentava: la presa in carico del bambino portatore di handicap ha una sua specificità che la differenzia da una presa in carico di un bambino maltrattato o di un adolescente in breack/down psicotico, ciascuna richiede competenze e modalità tecniche e di integrazione a più livelli, competenze che il pedopsichiatra e l’equipe di un servizio deve saper e poter esprimere non solo nella specificità-che si rivolge solo al diretto paziente-il bambino/adolescente sofferente/malato, ma nella qualità dell’aiuto al paziente, che si rivolge perciò ai diretti interpreti ed attori di questa sofferenza, quindi il bambino e l’intera famiglia, l’intera rete o net-work delle relazioni psico-educative che contengono/dirigono le esigenze concrete e reali di crescita, cura, assistenza del paziente .
In Italia la biforcazione dell’esperienza professionale ed istituzionale del pedopsichiatra che dal 1975 lo ha visto agire o nel contesto dei servizi di base per la salute neuropsichica (gli attuali servizi di NPI o di psicologia evolutiva di USL/Territorio) o nel contesto dei servizi specialistici di Neuropsichiatria Infantile Ospedalieri o Universitari (rimasti con dizione analoga anche nell’attuale ordinamento) rivolti entrambi agli stessi scopi istituzionali e disciplinari, e che vengono tutt’oggi sanciti dall’ordinamento sanitario attuale, che assegna esclusivamente ai servizi non-ospedalieri e spesso non integrati e in collaborazione con questi- ai servizi socio-sanitari di USL (pubblici e gratuiti) compiti di cura intesa nell’accezione più ampia, in funzione: dell’integrazione scolastica dei portatori di handicaps, dell’integrazione sociale, della prevenzione dei disadattamenti e maltrattamenti, della tutela e prevenzione materno/infantile, etc

Le differenti, esperienze operative hanno inferito nella messa in pratica di due concezioni apparentemente simili di presa in carico pedopsichiatrica, entrambe accomunate da metodologie che tengono in conto la stretta collaborazione con gli educatori, i riabilitatori, i terapeuti (l’equipe interprofessionale) ma che implicano una concezione differente pur degli stessi fattori, la presa in carico globale (di cultura Universitaria e disciplinare*) centrata sul paziente, e sulla relazione terapeutica (setting monoterapeutico), la presa in carico polivalente (di cultura territoriale e interdisciplinare*) centrata sul contesto, e sulla relazione d’aiuto (setting operativo-rete sinergica d’aiuto).

I diversi modelli, a volte antagonisti tra loro, poiché sottendono implicazioni culturali di non indifferente rilevanza sulla concezione sociale dei sistemi di partecipazione/acculturazione/formazione, danno ragione del sempre aperto dibattito culturale, filosofico, tecnico, sulle politiche sanitarie e socio-assistenziali, che si svolge e si rinnova, decennio dopo decennio nelle società del benessere economico, e di quanto sia necessario pur in condizioni strutturali precarie ed inadeguate, che per primi i professionisti, che sono i diretti artefici della qualità dei servizi di territorio siano in grado di difendere, con scienza e coscienza, gli strumenti del lavoro di prevenzione e cura, di educazione e di aiuto alla persona.

Tratto da Libro Bianco di ArsDiapason “Una Storia appena incominciata ….. dieci anni di volontariato professionale”

Questo articolo ha un commento

  1. Laura -pediatra di base

    sono una pediatra …attempata ,
    Mi ha molto colpito questo scritto che è datato .. “dieci anni di volontariato professionale” ARSDiapason 1991-2001 !
    sono passati altri 19 anni, siamo nel 2020 !!!!!!! questo scritto e analisi della Drssa De Leo, è ancora attuale ? per una parte lo trovo superato ma nel contempo lo trovo ” senza tempo” ancora attuale…….attualissimo…..
    ma Esiste davvero ancora dicotomia e divergenze sostanziali tra i servizi di NPI universitari, di ospedale, di territorio USL, di psicologia evolutiva, di riabilitazione di medicina pediatrica .?
    sono anche io nel settore sanitario ed a mio avviso oggi a differenza del 2000, tutto è sicuramente radicalmente cambiato: il quadro legiferativo nazionale e regionale, il riconoscimento e ruolo delle professioni sanitarie, sociali, assistenziali, linee guida per diagnosi uniformi, procedure e best practice istituzionali , ordini professionali e scuole prime inisistenti, scuole di specializzazione con nuove professionalità specializzate….. tutto ciò garantisce e definisce l’assetto moderno della rete dei servizi sanitari e sociosanitari per la prevenzione e la cura di ogni tipologia di disturbo dell’età evolutiva, con grande efficienza.
    La cultura del lavoro d’equipe , della rete, è diventata una cultura non più di “frangia” come lo è stata alla nascita della disciplina e professione neuropsichiatrica infantile, e di cui la drssa de leo è stata fautrice , oggi è una cultura diffusa e che ha uniformato ogni soggetto sociale : nella e dalla sua formazione di base e professionale , non solo del settore NPI medico ma di tutte le professioni come nella concezione stessa delle strutture comunitarie , nel modus operandi di ogni professionalità (non solo sanitaria)
    Tutto è cambiato ! si è migliorato ! , non coincide più al quadro e situazione di allora, oggi ancora più complessa, ma più tutelata, e improntata ai diritti , al diritto alla salute per tutti.(vedi trentanni di legiferazioni….)
    Oggi i diversi modelli di riferimento si sono moltiplicati, modificati o integrati, in linea con il progredire veloce delle ricerche scientifiche , e si è realizzato dopo il 2000 , ciò che i precursori di questa cultura…e concezione della “sanità” pubblica, del sistema sanitario in rete dal medico di base ai servizi per la tutela prevenzione e cura dell’infanzia , adolescenza, disabilità, etc speravano si raggiungesse in italia . I fondatori delle varie discipline sanitarie ne avevano creato i presupposti e i fondamenti, che si rinnovano e modernizzano nel tempo. ….ma giustamente sempre da chiedersi quanto sono estese le best practice?
    la dr. ssa De Leo qui cita per la NPI la prof.ssa Balconi , ma si devono aggiungere e ricordare tutti i fondatori non solo della nPI , ma della pediatra ( balconi e bollea erano in origine pediatri) e di tutta la moderna medicina clinica- di base – specialistica- dei luminari.

    leggendo la testimonianza che ci da questo articolo, Forse c’è da chiedersi – rispetto alla disciplina NPI e alla prima società di neuropsichiatria infantile -SINPI , oggi divenuta SINPIA (dell’infanzia e adolescenza) , se l’attuale SINPIA rispecchi e mantenga la stessa mission scientifica e sociale dei suoi fondatori e maestri !!!
    ma questo è compito di un confronto tra i professionisti di quella società scientifica. E’ invece da considerare che sono centinaia i servizi e le equipe non di npi , ma per l’infanzia e la famiglia, che operano in questa dimensione , compongono il sistema di rete ! e l’Italia secondo ultime statistiche ha il migliore sistema sanitario in europa! la governabilità di tale sistema è certamente oggi più di ieri, costantemente a rischio e in criticità , per questo sono d’accordo e trovo sempre attuale la considerazione e la sollecitazione della drssa de leo
    ” omississ……. quanto sia necessario pur in condizioni strutturali precarie ed inadeguate, che per primi i professionisti, che sono i diretti artefici della qualità dei servizi di territorio siano in grado di difendere, con scienza e coscienza, gli strumenti del lavoro di prevenzione e cura, di educazione e di aiuto alla persona.”

    Vale per i professionisti di sempre ! di ieri , di oggi di domani ! che non si identifica solo nella difesa degli ordini professionali, dei diritti sindacali, ma nella difesa giorno per giorno della nostra etica professionale e personale.
    forse questa coerenza e dedizione nella propria pratica, in cui ogni professionista si interroga e riflette, dovrebbe poter avvenire non solo come atto e disposizione personale ma -comunicabile ad altri, in specifici momenti di confronto e scambio di riflessioni tra professionisti “della salute” , per interrogarsi su questo focus che accomuna ogni professionalità ” coerenza del fare e principi e fondamenti etici”
    argomenti e tematiche molto dibattute in questo ultimo decennio a tutti i livelli , ma forse richiedono non Formazioni, ECM, Congressi, bensì piccoli gruppi di discussione, nuovi spazi e motivi di incontro, un confronto sulla e nella esperienza. Ma è difficile anche tra colleghi che condividono l’esigenza, riuscire a organizzare tempi e modi. !!

    L. A. medico pediatra di base

    NOTA della REDAZIONE : pubblicando questo commento abbiamo colto la sollecitazione
    ed invitiamo chi fosse interessato a partecipare al gruppo di discussione/ricercazione sul tema ” coerenza del fare e principi e fondamenti etici nelle professioni socio-sanitarie”
    di comunicarlo sotto questo commento
    oppure mandando email a infogapp@arsdiapason.org

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