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I gruppi di ricerca operativa (2)

A cura della Redazione

Il Progetto Salute Diapason, filo rosso della storia e delle realizzazioni dell’Associazione, prevedeva la costituzione organica di “collettivi di lavoro e studio” in differenti campi di ricerca e la regolamentazione in un sistema strutturato di formazione permanente partecipata delle comunicazioni e delle interazioni tra i diversi settori di studio e tra le diverse gerarchie e ruoli. Un setting strutturale e di management dell’organizzazione non profit, per consentire – anche oltre il periodo fondativo – la sperimentazione di strumenti e metodologie proprie al lavoro di ricerca (teorica ed operativa).

Gli obiettivi dell’Associazione, in primis l’attenzione ai problemi della prevenzione e della cura nel contesto di vita dei bambini ( M.Balconi, G.Bollea, M. Piccardo) si sono tradotti nell’attivazione contemporanea di gruppi di studio e ricerca operativa, rimasti attivi e rappresentativi della attività dell’odierno Centro Studi per la Salute, il Benessere, lo Sviluppo Armonico dell’Individuo e delle Comunità nell’Ambiente

GRUPPI e FOCUS
A) GRUPPO DI RICERCA CLINICO PER L’AIUTO AL BAMBINO e alla sua FAMIGLIA

Ha fatto riferimento per gli approcci teorici e metodologici a Marcella Balconi, psicoanalista infantile, e a Giovanni Bollea, neuropsichiatra infantile entrambi Presidenti onorari del Comitato Scientifico Europeo, quanto ai modelli sperimentati nel campo della Neuropsichiatria Infantile e della Psicoanalisi agli Adolescenti (Ajuraguerra, Lebovici, Senise, Zapparoli, Giannotti)

Grazie ai confronti del periodo prefondativo, l’esigenza prioritaria era la messa in pratica dei modelli di approccio psicodinamico e sistemico di cui erano portatori i singoli partecipanti (medici, psicologi, psicoterapeuti, riabilitatori) per trovare risposte orientate precipuamente alle esigenze di informazione e di aiuto di cui la famiglia – per poter rappresentare il primo capisaldo nell’azione preventiva, avrebbe bisogno, e che, se delegata e assunta solo ad interventi esterni (scuola, servizi) potrebbe fallire: quindi il gruppo si mosse nell’obiettivo di migliorare le attenzioni e le comprensioni che solo i genitori possono offrire ai propri figli e che rappresentano ancore sicure allo sradicamento, al disadattamento sociale, alla devianza comportamentale, fattori indispensabili ad una armonica evoluzione della personalità del bambino (funzioni preventive primarie)

Riferendosi alle concezioni consultoriali – modello francese (Centre des Consultations Psyco-Medico-Pedagogique) ed americano (Counseling), dal ’92 il collettivo-equipe aprì il primo Consultorio Centro Studi Clinici per genitori e bambini, sperimentando nella pratica dell’ apprendere dall’esperienza la formazione interdisciplinare dell’equipe poli professionale e nella regolamentazione del metodo operativo (buone pratiche).

La continuità dell’azione di studio e ricerca ha consentito di strutturare l’attuale Consultorio Full Help per L’Aiuto Educativo in grado di rispondere a più livelli ed a più esigenze correlate: a problemi di “cura” quanto ai problemi del “disagio”, dell’ informazione, dell’educazione permanente, della prevenzione.

B) GRUPPO DI RICERCA TRANSCULTURALE PER LO SVILUPPO CREATIVO, IL MOVIMENTO, LA COMUNICAZIONE.

Ha fatto riferimento per gli approcci teorici e metodologici a Marcella Balconi, psicoanalista infantile, e a Marcello Piccardo, autore-ricercatore, entrambi Presidenti onorari del Comitato Scientifico Europeo. Oltre ai seminari interni, il programma si è articolato su interventi di documentazione e ricercazione sul disegno e l’espressività infantile – il bambino autore – con la collaborazione di alcune scuole dell’infanzia e primaria che hanno permesso la sperimentazione psico-pedagogica della metodologia di sensibilizzazione e di approccio ai linguaggi creativi. Negli anni si è costituita una stabile equipe operativa che, nell’esperienza in vari contesti e nel percorso formativo, ha arricchito con lo studio delle arti-terapie l’approccio metodologico, rendendo stabile la strutturazione di uno specifico Centro Training Comunicazione Creatività, per la formazione continua della persona (dall’infanzia all’età adulta) e corsi triennali per professionisti. Il metodo C&C ARSDiapason oltre ad essere applicato nelle strutture dell’associazione, è stato sperimentato con soggetti disabili in servizi pubblici grazie agli art-terapeuti Rodolfo Ceschia ( teatro-terapia) e Nadia Gagliardi (danzarmonia), che lo hanno applicato nella metodiche della Scuola Linguaggi Artistici Integrati (SLAI) aperta nel 2009 dalla Provincia e dal Comune di Novara per la formazione triennale degli operatori del settore socio-educativo- settore Handicap

C) GRUPPO DI STUDIO INTERPROFESSIONALE PER LA PRESA IN CARICO Psico-Terapeutica

Tale esigenza era già emersa nel periodo pre-fondazione, nei gruppi di discussione Territorio-Terapia operanti dall’1984. Alla base vi era la ricerca effettuata sugli esiti delle psicoterapie infantili condotta su un campione regionale assai ampio di ex-utenti dei Servizi di Neuropsichiatria Infantile tra i 15 e i 25 anni, (coordinata dalla Drssa De Leo e dall’equipe NPI dell’Ospedale Mauriziano di Torino) da cui si era messo in rilievo – nel campione con patologie in peggioramento/cronicizzazione – un dato estremamente critico: i giovani oltre a questi Servizi, non avevano goduto di altri riferimenti validi che li potessero aiutare a trovare una collocazione extra scolastica né tanto meno lavorativa né avevano avuto altro modo di proseguire al di là della presa in carico dei servizi di neuropsichiatria infantile, di un iter o supporto riabilitativo o psichiatrico nel periodo adolescenziale né in età adulta. Il sistema della “cura ”, “rete socio-sanitaria” era esso stesso fattore di co-morbilità.

Lo studio delle casistiche personali metteva meglio in rilievo la drammaticità delle ripercussioni di tali fatti di realtà nei vissuti e nelle esperienze personali di ciascun giovane o delle loro famiglie. Consapevoli dell’ampiezza del problema e delle difficoltà tecniche quanto scientifiche di formulare ipotesi interdisciplinari e/o intersettoriali percorribili nella realtà dei servizi, il nostro studio e dibattito si incentrava sui nodi teorici delle psicopatologie e delle diagnosi differenziali delle casistiche. Non si pensava di giungere ben presto alla constatazione che “per meglio capire” e leggere le ipotesi diagnostiche, fosse necessario sperimentare “de facto” una modalità di “presa in carico” dei problemi dei giovani con handicap e delle loro famiglie che andasse al di là di quella tradizionale condotta e sperimentata pur come “buone pratiche” nei servizi pubblici.

Grazie a questa “sensibilizzazione”, quando ci trovammo di fronte a situazioni d’urgenza non più “teoriche” ma che si evidenziavano nelle condizioni esistenziali di alcuni casi di adolescenti seguiti presso i servizi territoriali da psicoterapeuti partecipanti al gruppo di studio, fu evidente a tutto il gruppo che fosse altrettanto necessario, anzi indispensabile, “agire” e trasformarsi da gruppo di studio e discussione” anche in un gruppo operativo di sperimentazione, nel rispetto della metodica della ricerc-azione: partendo dalle esigenze d’urgenza e progredendo via via nella ricerca di soluzioni, strumenti, modi, verificati nella loro efficacia e nel significato nel corso dell’esperienza: in itinere, step by step….(metodologia dell’intervento cfh)

Dal ’92 si è iniziato ad accogliere presso le strutture operative dell’Associazione (segreteria, archivio, edit service, biblioteca) alcuni giovani che avevano espresso ai loro psicoterapeuti l’esigenza di occupare il tempo in attesa che gli Uffici del Collocamento Speciale, i SIL, i Servizi Sociali o i Servizi di Salute Mentale, gli offrissero risorse di inserimento presso strutture e servizi pubblici.

Cercavano qualcosa che li “distraesse” dalla vita in famiglia, che li facesse “sentire utili” e inseriti in qualcosa di riconoscibile, come lo era stata la scuola. Cercavano qualcosa che li facesse sentire meno “soli”: un lavoro, un’ incombenza, uno scopo.

Superare il sentirsi senza amici, senza qualità, senza futuro. Fu formulato il primo progetto ARTI e MESTIERI per il Benessere delle Persone con Handicap, la sperimentazione iniziò con la presa in carico nei confronti di un solo giovane; in seguito se ne affiancarono altri, meno autonomi, fino ad accogliere nel 1995 un gruppo di sei/10 giovani con disturbi psicopatologici gravi.

L’ipotesi sperimentale si basava sulla ricerca di risposte a questi bisogni esistenziali, ma non era sufficiente, perché già ciascuno di questi giovani era inserito in qualcosa, aveva già attorno a sé, una rete di aiuto: dalla psicoterapia nei servizi, al volontariato, all’oratorio. Pur avendo amici o buoni rapporti in famiglia, tuttavia e ciò nonostante sentivano ed esprimevano la solitudine, il male di esistere. I supporti della “rete naturale” e “istituzionale ” non erano sufficienti a riempire il loro “vuoto” personale, a sollecitarne la voglia di fare, di provare, di imparare, di riconoscersi una identità…

D) GRUPPO DI STUDIO INTERPROFESSIONALE PER LA PRESA IN CARICO Polifocale

Considerando la significanza di questi vissuti, entro ed al di là della psicopatologia che li supportava e caratterizzava, le risposte a tali bisogni di accoglienza e di fare per “sentirsi esistere”, avrebbero dovuto essere di una qualità particolare per poter dare al giovane “paziente”, rimandi e sollecitazioni non di “vuoto- riempito” ma di “vuoto-nutrito”, per aiutarli a sentire l’esperienza del fare e dell’esserci come un proprio valore appreso-riconosciuto-incorporato e usabile.

Oltre alla scelta di attività da svolgere, era ancor più importante definire il modo ed il come svolgerle, per poter rappresentare ed essere elaborate dal giovane come reale esperienza vissuta (apprendimento, validazione, adattamento).

L’ ispirazione teorica dell’ipotesi che abbiamo iniziato a percorrere, ci derivava sia dal pensiero di Bion sull’esperienza nei gruppi, sia dal pensiero di Freud sulla relazione terapeutica nel setting psicoanalitico, sia dalle metodologie delle varie scuole di pensiero che hanno affrontato lo studio delle psicosi in Italia, riferendoci in modo particolare agli psicoanalisti a noi più vicini di cui alcuni si era allievi, Balconi, Zapparoli, Senise.

Venne definito un protocollo di sperimentazione , coinvolgendo nella proposta di progetto, il Servizio di Neuropsichiatria Infantile dell’ Ospedale Mauriziano di Torino che con contributi della Regione Piemonte L.104/92 ha consentito il progredire della sperimentazione dal 1997 al 2001. Si sono formati più gruppi di frequenza in media da tre a sei partecipanti, con un tourn-over di venticinque giovani dai 17 ai 35 anni, i cui genitori avevano accettato di partecipare alla sperimentazione ed alle sue regole.

Con e per loro è nato il primo collettivo di iniziativa volontaristica – CulturaSolidarietà – essenziale nel percorso di socializzazione e di apprendimento della vita di gruppo, di convivenza rispettosa delle diversità. Tutto ciò non sarebbe stato possibile se non ci fossero state la consapevolezza dei professionisti, la spinta e la collaborazione delle famiglie, la volontà e i desideri dei giovani, la responsabilità e la coscienza condivisa fra tutti, che ciascuno era lì per imparare qualcosa… (contratto-accordo di frequenza e terapeutico)

Sul filo dello svolgersi del progetto nella quotidiana ricerca-azione, fra i vari partecipanti che hanno vissuto l’esperienza, si è creata un’abitudine alla relazione che, senza averlo previsto né direttamente perseguito bensì emergente nei risultati da ciò che si stava compiendo, ha connotato la vita sociale in una aperta ed integrata Comunità: l’associazione è diventata non soltanto un luogo di cura o di incontro, bensì un organismo di partecipazione, di reciproco interessamento, di formazione permanente, di aiuto e condivisione delle responsabilità collettive. Una comunita integrata adulti professionisti e adulti genitori, adulti e giovani, normali e disabili, ove l’integrazione è stato percorso permanente di acquisizioni individuali e collettive.

Tra i partecipanti alla sperimentazione, per dare stabilità alle risorse che si erano aggregate, sono stati individualizzati e differenziati due diversi progetti di continuazione, attraverso la fondazione di due nuovi organismi autonomi: Ass.di Volontariato L’ANCORA (genitori e giovani disabili) e l’onlus onlus P.U.N.T.O Diapason (professionisti) che dal 2000 procedono cooperando in rete al mantenimento di percorsi abilitativi e di socializzazione, di sostegno alla vita autonoma, servizi ancora oggi riconosciuti e in convenzione con il Comune di Torino.

La sperimentazione, superata la verifica dei fatti, ha consentito di confermare molte delle ipotesi di ricerca, e acquisirne di nuove, si sono così potute applicare e validare le metodologie del setting clinico (counseling-training®), del setting allargato e di co-terapia di rete (fullhelp®) del setting formativo (worktraining®) (modello ssfpp/cfh/gho/gdl) di cui è depositario il Centro Studi patrimonio dell’attuale ARSDiapason, che dal 2007 ha posto in statuto l’attuazione dei progetti e delle risultanze scientifiche, per divulgare e diffondere nuove dimensioni di partecipazione sociale.

E) GRUPPO DI STUDIO INTERPROFESSIONALE PER L’AMBIENTE

Nel primo periodo fondativo di ARSDiapason per sollecitazione del Presidente del Comitato Scientifico Internazionale prof. Giovanni Bollea, che aveva fondato l’associazione A.L.V.I di Roma e promosso l’iniziativa “un Albero per ogni bambino che nasce” (divenuta poi legge ) l’associazione si è impegnata nella promozione dell’iniziativa con progetti sul territorio piemontese che hanno riguardato azioni di educazione ambientale nelle scuole quanto progetti di rimboschimento e recupero aree verdi , con azioni finalizzate all’inserimento dei giovani e dei disabili al lavoro. Tale progettualità che ha avuto riscontro nell’area torinese, con fulcro nel Comune di Alpignano, venne conclusa nel 98, per l’ampliamento del maggiore impegno dell’ associazione nel settore socio sanitario.

E’ rimasta, nella tradizione dell’associazione, l’organizzazione annuale della FESTAASTALBERO, e il simbolo dell’ALBERO espressione della vita sociale e conviviale dell’associazione.

Nel 2011 per onorare la scomparsa del prof. Bollea, l’associazione ha assunto nuovamente l’impegno ambientalista , deliberando l’avvio del nuovo focus di approfondimento – “Ambiente Sicurezza Legalità Salute” ,grazie alla presenza di un folto gruppo inter professionale del settore ( geologi, agronomi, urbanisti, ingegneri, economisti, etc) con l’impegno di riattualizzare il progetto – Bollea “Un Bosco per la vita di tutti ”, con iniziative di sensibilizzazione nei confronti degli enti locali e focus di approfondimento tra i soci.

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