Al momento stai visualizzando Non si va da nessuna parte se non sei capace di attendere…

Non si va da nessuna parte se non sei capace di attendere…

A cura della redazione

Abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo la testimonianza di Mamma Rosanna e invitiamo chi lo desidera a mandarci le proprie storie.

Non si va da nessuna parte con i bambini che hanno problemi se non hai molta pazienza e se non sei capace di attendere, di comprendere che i risultati non arrivano in fretta. Non vai da nessuna parte se pensi che la meta da raggiungere sia sempre solo la normalità così come i più la pensano.

Io ero così. Mia figlia è autistica, io le ho sempre voluto molto bene, ma ammetto che dentro di me c’era tanta tristezza, a volte rabbia perché mia figlia non era come tutte le altre. Spesso rifiutavo di entrare nel suo mondo ed io e lei vivevamo come in due isole, vicine ma lontane, ognuna chiusa in un mondo suo. Non avevo amiche perché, quando mi ero accorta che Luisa non era normale, io mi ero allontanata da tutti: mi vergognavo, non sopportavo lo sguardo di commiserazione delle altre mamme, non sopportavo che parlassero dei progressi dei loro figli più o meno coetanei della mia.

Poi ho incontrato l’insegnante di appoggio che ha seguito Luisa alle medie. Una persona eccezionale che aveva creato con Luisa un legame speciale di cui all’inizio ero anche un po’ gelosa. Era riuscita anche a farla accettare dai compagni. Per la prima volta Luisa aveva degli amici e dimostrava in modo chiaro che era contenta. E’ sempre stata in classe con tutti i compagni, che spesso la affiancavano nel suo lavoro. Non era mai esclusa e questo era bellissimo. Andava molto volentieri a scuola, cosa che non era mai accaduto prima.

Clara, così si chiamava la sua insegnante di appoggio, mi diceva sempre che dovevo imparare a vedere i progressi di Luisa anche se non sarebbe mai stata come io avrei voluto che fosse. Dovevamo aiutarla ugualmente a vivere bene, a stare bene anche con gli altri.

Lei era stata spesso aggressiva con me e con gli altri ed io pensavo che questo suo comportamento fosse legato alla sua malattia. Non era così: era aggressiva perché voleva dirmi qualcosa che io e altri non comprendevamo, era aggressiva perché non si sentiva accettata e tanto meno valorizzata, adesso finalmente lo capisco.

Ci ho messo molto tempo ad arrivare a questa consapevolezza. Mi sembrava che per Clara fosse facile parlare, non era lei la mamma. Ma lei insisteva: proprio perché io ero la mamma, dovevo guardare mia figlia con altri occhi. Lo dovevo a lei, ma anche a me stessa. Quello che davvero mi ha aiutato è vedere per la prima volta mia figlia contenta: contenta quando andava a scuola, felice quando qualche sua compagna la veniva a trovare. E soprattutto non era quasi più aggressiva.

Aveva bisogno, a questo punto lo capivo davvero, che io l’accettassi e che qualche volta facessi un passo indietro. Sì, perché le stavo sempre addosso. Ho capito però che anche io avevo bisogno di aiuto e ho trovato uno psicologo davvero molto bravo.

Ora comincio a guardare Luisa con altri occhi e tutto è diventato più facile. Ma quanto sono importanti gli incontri che fai. Clara sarà sempre nel mio cuore. Pur non essendo d’accordo con me, ha saputo prendermi per mano e aiutarmi a cambiare, rispettandomi, aiutandomi a capire, con tanta comprensione anche nei miei confronti.  Così si dovrebbe fare. Sprattutto non hanno trattato mia figlia come una bambina malata, ma come una bambina come tutti che andava aiutata come tutti a crescere partendo da com’era.

Mia figlia vive in un mondo suo, ma non è impenetrabile e capita sempre più spesso che faccia passi verso il mondo degli altri.

Mamma Rosanna

Questo articolo ha un commento

  1. mamma commossa

    Credo siano tante le storie di mamme come rosanna, dedite tutta la vita a un figlio che non cresce come gli altri, che rimane per sempre diverso dagli altri. Un amore e una sofferenza che accompagna e rende unico il ruolo di madre/genitore .
    A tutte loro va il mio pensiero, genitori coraggiosi, generosi, determinati. Quanti saranno in italia i genitori di bambini “diversi” “disabili” “malati” che usufruiscono della L.104?
    quanti avranno trovato anche loro , nella scuola, nei medici, nelle usl, persone attente ed accettanti , dialoganti, come lo è stata la maestra Clara per Rosanna?
    Quanti professionisti, insegnanti, persone sanno aiutare questi genitori, questi bambini /ragazzi , ad uscire dalla spirale dell’Handicap ? quante parole di incoraggiamento, di comprensione, di supporto, ricevono ?
    leggevo in altra parte del blog che la vostra associazione si batte per l’integrazione e il superamento delle barriere culturali che ancora sono forti, e si rinnovano. ho letto l’appello per la Legge 104, encomiabile iniziativa cui spero rispondano in tanti, ma secondo me si dovrebbero indagare come davvero i servizi e la rete dei tanti servizi per la L:104, ai quali una famiglia deve rivolgersi , stiano funzionando e come trattano i genitori. “gli utenti” per superare l’isolamento lo sconforto, la criticità di queste “storie umane ” .
    Quante saranno le mamme che hanno nel cuore il ricordo di un professionista che “aiuta” e non giudica, diagnostica, compatisce, impone? …
    personalmente , ho avuto poche esperienze così significative negli incontri con le istituzioni .. e sono genitore di figli “normali” !

I commenti sono chiusi.